Time In Stone
IN OUR TIME
Hall 11
In Our Time
Curata da: Raffaello Galiotto e Vincenzo Pavan
Contemporaneità e spirito del tempo nel design litico dei prodotti di arredo
La pietra è un materiale estremamente durevole che viene dal passato più remoto e si traghetta nel futuro con una promessa di eternità per chi lo lavora e lo usa. Nella progettazione, si ritiene che un prodotto abbia una corretta durata quando è pensato e realizzato coerentemente all’effettivo tempo di utilizzo e in conseguenza di ciò, estrema durata o rapido consumo implicano necessariamente concezioni e materiali differenti. Il materiale lapideo va sicuramente orientato nell’ambito dell’estrema durata o in seconda ipotesi va inserito nel progetto del prodotto in modo che possa essere successivamente riusato in altre forme di utilizzo o riciclato per la produzione di altri prodotti. Oggi più che nel passato, la progettazione è facilitata dalla tecnologia e dalle macchine a controllo numerico presenti nei laboratori del settore del marmo che consentono lavorazioni complesse, precise, in grado di essere replicate serialmente oppure di effettuare tagli sagomati che separano la materia riducendo la produzione di scarto. La mostra, curata da Raffaello Galiotto e Vincenzo Pavan, si propone di sviluppare questa riflessione sull’uso della pietra ai nostri giorni, attraverso una serie di progetti sperimentali inediti, realizzati da importanti designer e prodotti da team di aziende italiane del settore lapideo.
Design — Production
Andrea Branzi — Odone Angelo
Cristina Celestino — Margraf with Cristina Rubinetterie
Francesco Faccin — Bianco Cave by Fato Stone
Raffaello Galiotto — Vicentina Marmi, Donatoni Macchine with All-Led
Giuseppe Fallacara, Maurizio Barberio - New Fundamentals Research Group — Stilmarmo with Cnc Design, Piccinini Marmi, Mosaico Digitale
Matteo Ragni — Gmm, Alphacam by Licom Systems with
Tosco Marmi
Time In Stone
MOSTRE
Stone boxes
ANDREA BRANZI
ODONE ANGELO
material ↘
PIETRA DI LUSERNA
Negli Stone Boxes ho cercato di tagliare le pietre come se fossero burro, cioè aprirne l’interno per vedere cosa vi fosse nascosto dentro. La pietra così dura e antica può diventare un segreto nascosto fuori dal tempo.


Repère
CRISTINA CELESTINO
MARGRAF with CRISTINA RUBINETTERIE
TRAVERTINO, AZUL CALCITE, VERDE GIADA, fior di pesco carnico, ONICE ROSA
“Il progetto che ho pensato per la mostra “In Our Time”, realizzato in collaborazione con Margraf, si presenta come uno spazio ibrido interno-esterno, per la cura di sé, un luogo per prendersi il proprio tempo, vivendo un contatto diretto con la pietra e con l’acqua”.
Se il materiale litico porta il tempo al suo interno, il progetto si fa portavoce del tempo del fare, il tempo necessario per lavorare una materia preziosa, dalle infinite sfaccettature. Una sorta di piccolo giardino di pietra a gradoni, con accostamenti di travertini, Azul calcite e verde giada, un gioco di colori e finiture che ha memoria degli spazi scarpiani. Gli oggetti funzionali, come sculture, sono collocati sui gradoni: un lavabo, una fioriera e un piatto doccia. I volumi nascono dall’accostamento di layer di marmi diversi, fior di pesco carnico, verde giada e onice rosa, lavorati come un blocco unico di materiale, che fa emergere nelle concavità dell’oggetto i diversi strati di cui è composto. Una texture realizzata attraverso borchie in marmo collocate su lievi concavità della lastra di marmo genera un motivo che attinge alla tecnica canoviana di duplicazione dei calchi attraverso un reticolo di piccoli chiodi. Un concept contemporaneo, reso possibile grazie a tecniche avanzate di lavorazione e all’esperienza centenaria di Margraf, che vuole raccontare il marmo e le sue potenzialità.
Il trono
Francesco faccin
BIANCO CAVE by FATO STONE
PIETRA DI OSTUNI
Un’architettura minima, un osservatorio, un trono per il cavatore stanco. Questo oggetto è prima di tutto un luogo che parla un linguaggio familiare a chi frequenta le cave: una semplice struttura lignea che funge da controventatura, due lastre di pietra. Immagino questa struttura confondersi tra blocchi e lastre in attesa di essere trasformate; non è un monumento o una installazione ma uno spazio, un rifugio dedicato a chi lavora con tenacia e passione la pietra che senza alcun dubbio è il primo materiale che ci ha protetti ed accolti, fin dalla notte dei tempi.


Mirror of Time
raffaello galiotto
VICENTINA MARMI, DONATONI MACCHINE with ALL-LED
NERO DEL BELGIO
Il progetto sviluppa la tematica dello specchio impiegando il marmo Nero del Belgio finemente lucidato. Quattro specchi in pietra giocano sul concetto del tempo associando l’immagine effimera e riflessa dello spettatore all’eternità della pietra riflettente. L’associazione temporale tra pietra e persona è creata per provocare una riflessione intrigante tra la materia naturale più antica e la caducità dell’uomo che la utilizza. I progetti dei quattro differenti specchi sono concepiti per minimizzare lo scarto e sono prodotti con due diverse lavorazioni, fresatura e taglio a controllo numerico.
Virtual lithic screens
GIUSEPPE FALLACARA, MAURIZIO BARBERIO – NEW FUNDAMENTALS RESEARCH GROUP
STILMARMO with CNC DESIGN, PICCININI MARMI, MOSAICO DIGITALE
UV PRINTED APRICENA LIMESTONE and NATURAL RESIN
L’installazione ha l’obiettivo di far interagire il pattern naturale della pietra con un pattern parametrico impresso sulla superficie lapidea utilizzando la stampa UV, in modo da creare una lettura multipla e virtuale tra naturale e artificiale. Due “medaglioni” sospesi, uno circolare e l’altro romboidale, esemplificano la lavorazione per scavo bifacciale, consentendo alla pietra di diventare uno schermo filtrante tra interno ed esterno, le cui ombre si proiettano e si mescolano al pattern parametrico impresso sulla pietra.


Better Times
MATTEO RAGNI
Gmm, Alphacam by Licom Systems
PALISSANDRO by TOSCO MARMI
Una serie di sedute posizionate come isole solitarie e distanziate le une dalle altre della loro stessa larghezza di un metro. In un futuro auspicabilmente molto prossimo gli spazi vuoti potranno essere riempiti da nuovi moduli che daranno vita a un immaginario ponte sopra il quale poter sostare e condividere piacevoli momenti di convivialità all’aria aperta. Il marmo utilizzato è un Palissandro, autoctono della Val d’Ossola, pregevole per le sue imperfezioni in cui le tracce di ferro ossidato creano un effetto materico unico dal grande carattere. I passaggi della fresa all’interno degli archi hanno lasciato, durante la lavorazione a controllo numerico, delle leggere tracce in rilievo che sottolineano l’onestà del processo produttivo, creando di fatto un decoro espressione della tecnica che valorizza la superficie e rende il manufatto quasi non finito. Gli agenti atmosferici ed il tempo completeranno il lavoro, levigando la superficie negli anni.