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Il serpentinoscisto: dalla composizione ai luoghi di estrazione

Oggi ci focalizziamo sulle caratteristiche del serpentinoscisto, un serpentino (ovvero, una roccia metamorfica) che risulta facilmente divisibile in lastre e utilizzata da sempre per la copertura dei tetti.

Ecco cosa sapere a riguardo!

le caratteristiche principali e la composizione

Il serpentinoscisto è una roccia metamorfica: questa tipologia di rocce si forma all’interno della crosta terrestre a seguito di una serie di trasformazioni mineralogiche e strutturali che coinvolgono più tipi di rocce come risposta a un ambiente fisico diverso rispetto a quello originario.

Tra i minerali principali che compongono il serpentinoscisto, ci sono: antigorite, olivina, magnetite, clorite e pirosseno, ed è proprio la loro tessitura a determinare le caratteristiche fisico-meccaniche della roccia, inclusa la fissilità, ovvero, la capacità di dividersi in lastre sottili. Il colore di riferimento del serpentinoscisto è il verde, che si presenta in diverse sfumature, arrivando anche ad avere un aspetto “vissuto” se esposto all’aria per tanto tempo, a causa dell’alterazione ferrosa della magnetite presente al suo interno.

Il serpentinoscisto ha una elevata resistenza alla compressione e all’aggressione degli agenti atmosferici, oltre che alla flessione e, proprio per questo motivo, è da sempre considerato un materiale di riferimento per coperture (come tegole e cocciame), rivestimenti e pavimentazioni. Questa la sua composizione mineralogica e definizione petrografica:

  • Minerali principali: antigorite e olivina per l’80-90% della roccia, seguite da clorite, magnetite e pirosseno.
  • Antigorite ed olivina.
  • Massa dell’unità di volume (kg/m3): 2795 kg/m³
  • Assorbimento d’acqua (% in massa): 0,08 %
  • Carico di rottura a compressione semplice (MPa): (carico perpendicolare alla scistosità) 301 MPa
  • Carico di rottura a compressione semplice (MPa): (carico parallelo alla scistosità) 136 MPa
  • Carico di rottura a trazione indiretta mediante flessione (MPa): 96,7 MPa
  • Carico di rottura a trazione indiretta mediante flessione dopo gelività (MPa): 93,4 MPa
  • Resistenza all’alterazione causata dagli agenti atmosferici (spessore dello strato alterato mm): 0,01 mm

la storia

Il serpentinoscisto è tipico della Valmalenco, una valle laterale della Valtellina in provincia di Sondrio. Qui, tale tipologia di roccia affiora su una superficie di circa 170 km², ed è dotata di una particolare scistosità: questo è dovuto alle deformazioni meccaniche e alle trasformazioni subite da un frammento di peridotite di più km cubi che è emerso dal mantello terrestre durante la formazione delle Alpi.

Il serpentinoscisto viene estratto e lavorato in Valmalenco già in epoca medievale: come conseguenza naturale, intorno all’anno 1000, si sviluppano i mestieri legati a queste operazioni. In passato la tecnica di estrazione consisteva nell’aprire i pezzi di roccia con mazze e cunei di diversa foggia passando in seguito a dividerli in lastre sottili. I cavatori lavoravano poi manualmente la pietra negli antichi giacimenti sotterranei.

Esempi illustri di utilizzo delle lastre di serpentinoscisto si hanno nella zona di Como, dove ricoprono numerosi edifici religiosi, a cominciare dal Duomo.

i luoghi di estrazione

Oggigiorno, le cave a cielo aperto della Valmalenco costituiscono una fonte importante di occupazione e in termini di prodotto interno lordo di questa zona, mantenendo il loro status di luogo di estrazione per eccellenza del serpentinoscisto. Da qui poi, il materiale viene largamente esportato in Europa, America e Asia, dove viene principalmente utilizzato per i rivestimenti esterni.