L’interpretazione litica di Souto De Moura per le Vatican Chapels alla biennale di Venezia.
La partecipazione della Santa Sede per la prima volta alla Biennale di Architettura di quest’anno ha portato alla realizzazione di un padiglione diffuso all’interno dell’area fittamente alberata che si trova all’estremità dell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Si tratta in realtà di dieci cappelle affidate dai curatori, Francesco Dal Co e Micol Forti, ad altrettanti architetti dalla differente esperienza e provenienza internazionale, chiamati a confrontarsi con il modello ispiratore della Cappella nel bosco costruita nel 1920 dal celebre architetto Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma. Ciascuno dei progettisti si è confrontato con il tema della cappella, indagando secondo la personale poetica il rapporto tra composizione e costruzione e le possibilità offerte dai diversi materiali. Non poteva mancare una declinazione interamente litica, di cui si è fatto interprete Eduardo Souto de Moura, architetto portoghese già Pritzker Prize e vincitore quest’anno del Leone d’Oro della Biennale; nel suo palmarès ricordiamo anche per il pubblico di Marmomac il Premio Internazionale Architettura di Pietra nel 1995 assegnato alla casa nel Bom Jesus a Braga. È un recinto e non un edificio assimilabile a uno spazio chiuso annesso a una chiesa, come in genere è una cappella, a dare forma al progetto di Souto de Moura. Quattro spessi muri di pietra di Vicenza, levigati sul lato interno e scabri su quello esterno a rivelare la scabra materialità derivante dal taglio in cava, sono disposti nell’area verde comprendendo in corrispondenza dell’ingresso un albero, che diviene così un naturale elemento segnaletico. Uno scalino interno alla base dei conci di pietra che compongono a tutta altezza le pareti funge da elemento di seduta; un blocco di pietra posto oltre una zona coperta da lastre monolitiche rappresenta un essenziale “altare”. Null’altro: forma e materia lasciano spazio alla contemplazione, così come il tema della cappella richiede.


Progettista: Edoardo Souto de Moura
Fotografie: Alessandra Chemollo
Materiali lapidei: Laboratorio Morseletto