Il Premio Pritzker per l’architettura (comunemente noto anche come il Nobel per l’architettura) è stato assegnato.
Questo premio viene assegnato per “onorare annualmente un architetto vivente le cui opere realizzate dimostrano una combinazione di talento, visione e impegno, e che ha prodotto contributi consistenti e significativi all’umanità e all’ambiente costruito attraverso l’arte dell’architettura”.
Dal 1979 ad oggi ha onorato architetti da tutto il mondo per le loro incredibile opere, e nel 2020 è stato assegnato, con la cerimonia tenutasi presso l’università Bocconi di Milano, alle architette irlandesi Shelley McNamara e Yvonne Farrell, co-fondatrici dello studio Grafton Architects.
Già curatrici della Biennale di Archittetura a Venezia nel 2018.
Con più di 40 anni di collaborazione alle spalle, McNamara e Farrell hanno progettato e realizzato numerose scuole ed edifici per istituzioni e università, soprattutto in Irlanda (in Italia hanno realizzato il nuovo edificio dell’Università Bocconi di Milano, per cui hanno vinto il premio World Building of the Year nel 2008). Entrambe insegnano anche all’University College di Dublino e sono titolari della cattedra di architettura all’Accademia di Mendrisio.

Il richiamo alla caratteristica architettura milanese si sposta anche all’interno dell’edificio, dove sono stati impiegati per i pavimenti interni del foyer il marmo Bianco di Lasa e per il livello sottostante il marmo Bianco di Carrara, due tipologie di marmo che si ritrovano in molti edifici della città; mentre le pareti dell’Aula Magna sono rivestite in Pietra Serena.
In questo edificio viene inoltre impiegato il Ceppo di Gré per pavimentazioni, scale, rivestimenti delle facciate e dei controsoffitti, interni ed esterni. Il totale della fornitura è stato di circa 27.000 m2 di pietra lavorata. Il Ceppo di Gré, materiale predominante dell’architettura milanese, viene in questa sede riproposto in chiave moderna.
L’utilizzo del marmo per la pavimentazione non è solo un omaggio all’architettura milanese (e italiana, omaggio che si nota anche nelle scelte cromatiche di alcuni elementi interni che ricordano il tricolore italiano) ma è anche un’ulteriore testimonianza di un edificio che gioca con la luce naturale nonostante l’austerità del cemento, in un gioco di strutture sospese, ampie vetrate e una pavimentazione marmorea che accoglie i visitatori con la sua luminosità.
Foto credits: Federico Brunetti