Il travertino è una roccia sedimentaria calcarea di tipo chimico, molto utilizzata in edilizia e, in particolare modo, per la realizzazione di pavimenti. È famoso per le numerose varietà che lo contraddistinguono e per le sue caratteristiche, come il suo colore, il quale dipendi dagli ossidi che il travertino ha incorporato, cosa che si verifica di frequente, essendo di natura una pietra porosa.
La colorazione naturale varia dal bianco latte al noce, attraverso varie sfumature che spaziano dal giallo al rosso. Ma come si forma questo marmo? E qual è la sua produzione? Vediamolo insieme!
la produzione di travertino
La famiglia delle rocce che vengono classificate come travertini è una categoria di pietre naturali abbastanza omogenea, le cui variazioni dipendono dalla diversa cromia e dalla giacitura sedimentaria. Il nome deriva dal termine latino “lapis tiburtinus”, che significa “pietra di Tibur”, l’attuale Tivoli vicino Roma, dove è rinvenibile uno dei principali e più antichi giacimenti di questa pietra che, sin dall’epoca medioevale, è stata tramandata come travertino.
Le località di estrazione del travertino che hanno alimentato e costruito una parte dell’Antica Roma, con edifici monumentali di grande importanza (in un arco cronologico di oltre venti secoli), sono ad oggi ancora attive. Queste si trovano nei Comuni di Tivoli e di Guidonia-Montecelio, dove sono operative circa trenta cave. Da sempre, le qualità tecniche ed estetiche di questa pietra hanno reso conveniente e di effetto il suo impiego, che si può dire, abbia rivestito Roma e molte altre città.
la formazione
La formazione dei travertini è in relazione alla risalita e fuoriuscita in superficie, in corrispondenza dello sbocco di sorgenti, di acque termominerali molto ricche di carbonato di calcio. La sua nascita, dovuta ad un continuo e progressivo accumulo di materiale carbonatico dalle zone di dissoluzione a quelle di deposizione, ha comportato una sedimentazione di tali rocce secondo stratificazioni parallele orizzontali, a volte segnate da marcate variazioni di colore e da porosità diffuse.
Dal punto di vista mineralogico, bisogna sottolineare che il carbonato di calcio (con un contenuto medio superiore al 95%) rappresenta il componente principale del travertino. Altri elementi presenti nel travertino sono: minerali argillosi, quarzo, ossidi e idrossidi di ferro e manganese, zolfo, gesso, mica bianca e cloriti.
Anche le impronte vegetali possono però essere degli specifici caratteri morfogenetici del marmo travertino. Durante la fase di sedimentazione delle concrezioni, la presenza e l’inglobamento all’interno della massa litica in formazione di vegetali (che possono essere steli, foglie, alghe, frammenti lignei) comporta dei cambiamenti: infatti, il loro deterioramento all’intero della roccia, fa sì che essa sia attraversata da numerose incisioni, “ferite” o cavità che possono anche essere di qualche centimetro.
le sorgenti pietrificanti
Le sorgenti, di qualunque tipo esse siano, rappresentano una risorsa di eccezionale importanza per gli aspetti biologici e fitogeografici. Come tutte le altre sorgenti, anche quelle pietrificanti, così ricche costantemente di soluti calcarei, sono in generale frammenti di limitata estensione. Le sorgenti sono degli habitat di comunità vegetali, a netta dominanza di briofite, che popolano sorgenti di acque dure in cui si osserva attiva formazione di tufo o travertino. In genere si tratta di superficie ridotte, difficilmente cartografabili, che hanno bisogno di tutela e protezione. A quote basse e in ambiti relativamente termofili, spiccano comunità di capelvenere (Adiantum capillus-veneris), nelle quali si annoverano, peraltro, diverse briofite (Eucladium verticillatum in particolare). Esse occupano sia anfratti rocciosi che i margini di cascatelle con evidenti formazioni di travertino, di regola favorite da esposizioni al sole.