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Il travertino e l’Impero Romano

Il travertino è una roccia calcarea di deposito chimico formatasi per precipitazione di carbonato di calcio (presso sorgenti, cascate, bacini lacustri), o per rapide variazioni di temperatura e di pressione o per azione di certi organismi, come alghe e batteri, che sottraggono CO2 dalle acque in cui vivono, precipitando CaCO3 sotto forma di incrostazioni.

Ma il travertino è anche una delle rocce più utilizzate fin dall’antichità soprattutto nel settore edilizio. Una pietra così amata dall’impero romano da farla diventare la protagonista indiscussa delle opere architettoniche di Roma.

qualche cenno di storia

I giacimenti prossimi alla capitale resero ancora più semplice la diffusione dell’utilizzo del travertino in epoca romana, come testimonia il geografo greco Stradone, che visse a lungo a Roma, e che nel suo Libro V descrive il trasporto del “Lapis Tiburtinus” (il travertino) a Roma come un’operazione molto facile “per terra e per mare”.

I romani estrassero milioni di metri cubi di questa pietra dalle cave dell’area tiburtina. La facciata della cava del Barco a Tivoli (tra i più grandi giacimenti di travertino e sicuramente il più noto) era ampia più di due chilometri ed una strada larga il doppio della via Appia la collegava alla vicinissima via Tiburtina.

Di conseguenza la qualità di questa pietra, la sua vicinanza a Roma, la sua facilità di estrazione e lavorazione e le sue caratteristiche di resistenza e durata resero molto conveniente l’utilizzo del travertino.

Tuttavia il successo del travertino non fu immediato, inizialmente infatti veniva per lo più utilizzato per le fondazioni, per altre parti in sostituzione del tufo, per i muri di sostegno come supporto per rifiniture successive, e fu solo a partire dal II secolo A.C. che cominciò la sua diffusione per la costruzione di edifici statali, civili ed utilitarie (porte urbane, ponti, acquedotti, anfiteatri e terme per citarne alcuni) per le sue rinomate caratteristiche quali la facilità di essere scolpito, per la sua energie tettonica, per il colore e per la sua scarsa degradabilità.

le costruzioni storiche di Roma realizzate in travertino

È sotto Augusto quindi che vediamo l’elevazione del travertino al rango di materiale “nobile”, e lo si vede apparire nel Teatro Marcello (13 a.C.-11 a.C.), nella porta urbana sull’Esquilino, raggiungendo poi la sua massima applicazione nella realizzazione dell’anfiteatro Flavio, meglio noto come il Colosseo, espressione massima dei caratteri dello Stato Romano.

Il travertino vive poi nuovi momenti di splendore in epoca rinascimentale e barocca: ne sono testimonianza gli undici anni di lavoro (1656-1667) e i 44.000 metri cubi di travertino utilizzati per la costruzione del colonnato della Basilica di San Pietro (opera dell’architetto Gian Lorenzo Bernini). Magnifica anche la facciata barocca (realizzata in travertino) della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, così come quella della chiesa dei SS. Luca e Martina. Ritroviamo poi il Bernini che dopo il colonnato di Piazza San Pietro, utilizza nuovamente il travertino per la Fontana della Barcaccia che domina la splendida Piazza di Spagna ed è meta di centinaia di migliaia di turisti ogni anno (edificata tra il 1626 e il 1629 per volontà di papa Urbano VIII Barberini). Sempre il Bernini realizza poi in travertino e marmo bianco un’altra fontana, quella Quattro Fiumi, inaugurata il 12 giugno 1651 da Innocenzo X Pamphilj (1644-1655): imponente e maestosa, sorge al centro della piazza e si fa notare in tutta la sua bellezza anche grazie all’obelisco egizio che si innalza e domina le quattro gigantesche statue che i collaboratori del Bernini vollero dedicare a quattro fiumi rappresentanti i continenti, ovvero il Nilo, il Danubio, il Rio della Plata ed il Gange. Il diciottesimo secolo è poi uno trionfo di travertino utilizzato per la fontana più famosa del mondo: quella di Trevi.

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