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Il senso (comune) della pietra: una collezione di design litico

Common Sense, una collezione di oggetti e utensili di uso quotidiano. Inserita nel programma di Art Basel all’interno del padiglione di Design Miami/Basel – manifestazione satellite della più quotata rassegna fieristica al mondo – nel mese di giugno 2019 è stata presentata Common Sense, una collezione di oggetti e utensili di uso quotidiano realizzati in pietra portoghese.

Questa iniziativa, su invito del curatore Aric Chien e grazie a una partnership tra experimentadesign – consorzio con sede a Lisbona che opera in favore della cultura del design contemporaneo da una prospettiva inclusiva e multidisciplinare – Lisbon Gallery e ArtWorks/Galerie Vertbois 5, ha portato alla realizzazione di un totale di tredici pezzi creati dai sette designer invitati a far parte del progetto.

common sense

Ad ogni designer è stato chiesto di creare degli oggetti per mostrare le potenzialità di uno o più tipi di pietra portoghese, con l’obiettivo di approfondire i temi associati al rapporto tra design e materiali naturali e il loro ruolo nella società contemporanea. “È fondamentale rivedere e ridisegnare le relazioni con alcuni dei materiali più antichi e sostenibili che abbiamo a disposizione, e attraverso il design, portare la loro potenza, bellezza e caratteristiche uniche nella nostra vita quotidiana”, ha sostenuto la curatrice dell’esposizione Guta Moura Guedes. Common Sense ha posto come obiettivo anche una riflessione su idee di buon senso e semplicità, che spesso vanno perdute in tempi di grandi progressi tecnologici e complessità formale e funzionale. Il progetto è inoltre parte di First Stone, un programma di ricerca internazionale che esplora le potenzialità della pietra portoghese insieme al suo settore industriale e artigianale. Il risultato è una serie di oggetti “unici”, presentati per la prima volta alla Lina Bo Bardi Glass House a San Paolo nel 2017.

design star

Non mancano delle vere design star nell’elenco dei nomi coinvolti in questo progetto. Con i pezzi della serie Forbidden Fruit Michael Anastassiades, londinese di origine cipriota, ha contribuito alla collezione con un piatto e un vaso realizzati con due diverse varietà di marmo, scuro per l’esterno e chiaro all’interno, analogamente al contrasto di colore tra buccia e polpa che esiste in una grande varietà di frutti. La ciotola disegnata da Jasper Morrison prende il nome dalla varietà di marmo utilizzato, Alpinina, e il suo disegno con l’appoggio rialzato e incassato crea uno spazio ideale per sollevarla a mani nude: sembra così che la ciotola galleggi sulla superficie su cui è posizionata, nonostante il peso intrinseco della pietra. Fontaine è invece il progetto dei fratelli Bouroullec, concepito per uso pubblico o domestico: una composizione lineare di moduli in marmo rosa lunghi 1,5 metri, nel cui incavo scorre l’acqua alimentata da un rubinetto di metallo, giocando con il suono e il movimento: un’interfaccia tra elementi artificiali e naturali. Un’altra coppia creativa di fratelli, Fernando e Humberto Campana, ha creato un progetto duplice: degli anelli nei quali dialogano la freddezza dei marmi scelti – Bianco Vigária e Ruivina Scuro – con il calore e la flessibilità della fibra di cocco, materiale che i designer brasiliani hanno spesso utilizzato nei loro progetti.

idee per la pietra portoghese

Sempre dal Brasile, la designer Claudia Moreira Salles ha proposto due pezzi differenti: il primo, Bowl Compass, è uno svuotatasche composto da un disco di pietra e da una lama di legno che ricorda la lancetta di una bussola. Il secondo, Mancebo Angras, è un appendiabiti realizzato con lastre di marmo con bordi rientrati che funzionano come ganci, e che sfruttano il peso proprio del materiale per dare stabilità all’oggetto. Infine non potevano mancare due progettisti portoghesi. Il primo, Fernando Brizio, ha disegnato una credenza composta da due contrafforti in marmo Ruivina Scuro tra i quali corre una serie di cavi in tensione, che danno forma al piano orizzontale. Il secondo, Miguel Vieira Baptista, ha pensato a una serie di pezzi modellati sui metodi di costruzione dell’architettura romana, in particolare sul modo in cui i vari elementi in pietra delle colonne erano uniti insieme. Ognuno dei pezzi di Hipódromo, sebbene apparentemente incompiuto, continua a funzionare come un contenitore.

credits

Progetti: Claudia Moreira Salles, Fernando Brízio, Fernando e Humberto Campana, Jasper Morrison, Michael Anastassiades, Miguel Vieira Baptista, Ronan e Erwan Bouroullec
Produzione: Design Miami/Basel 2019
Realizzazione: 2019

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