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Dalla Stone House alla Stone Winery

Lo studio di Carl Fredrik Svenstedt ritorna a lavorare con la pietra.

Già premiato nel 2013 con il Premio Internazionale Architettura di Pietra – storico riconoscimento organizzato nell’ambito di Marmomac – per la Stone House realizzata in Francia nel 2011, lo studio di Carl Fredrik Svenstedt ritorna a lavorare con la pietra nel progetto per la cantina recentemente costruita per Les Domaines Ott a Château de Selle, nel cuore della Provenza. Un’architettura posta in profonda relazione con il paesaggio nel quale è situata, e che grazie all’uso della pietra ricerca una assonanza atemporale con la memoria geologica del luogo, analogamente al radicamento minerale del vino nel territorio in cui viene coltivato e vinificato.

architettura e paesaggio

La cantina e il centro visitatori sorgono in un sito tra i vigneti che si affacciano sullo storico Chateau de Selle, vicino all’abbazia cistercense di Thoronet. Due pareti in pietra si ergono parallele alla strada di accesso e ai terrazzamenti delle viti; una delle due è leggermente incurvata, come per seguire il movimento dei veicoli che passano accanto. Tra le due pareti in pietra si sviluppa l’impianto longitudinale della cantina, parzialmente interrata per garantire l’inerzia termica ottimale per la vinificazione. Il processo produttivo segue con coerenza la sequenza lineare degli spazi, assecondato anche dalla naturale caduta verso il basso; i visitatori possono cogliere l’intero processo già dall’esplanade dell’area di accesso e affacciandosi sulla sala delle botti e sulle sale delle vasche in acciaio.

pietra e facciate

Costruite con blocchi di pietra naturalePierre du Gard, un calcare beige estratto in Francia – le facciate sono al tempo stesso massive e permeabili nelle parti in cui diventano traforate, aprendo viste sul paesaggio e garantendo la necessaria ventilazione degli spazi di visita e di quelli produttivi. Blocchi dalla misura matematica di un metro per un metro per cinquanta centimetri di spessore, pesanti esattamente una tonnellata, sono posto l’uno sull’altro fino a raggiungere l’altezza massima di dieci metri. La texture vibrante dei blocchi sovrapposti e leggermente scalati l’uno rispetto all’altro dà luogo alla composizione grafica delle facciate, arricchite dei valori chiaroscurali che il gioco dei pieni e dei vuoti esalta.

naturale evoluzione

Le affinità con il precedente progetto di Carl Fredrik Svenstedt per la Stone House risultano evidenti a partire dall’utilizzo della medesima pietra, risalente a una traduzione costruttiva radicata nella regione fin dall’età romana a partire dal ponte-acquedotto che alla Pierre du Pont du Gard dà il nome. Prima di Svenstedt, architetto svedese trapiantato a Parigi dopo una formazione internazionale, si può riconoscere l’uso contemporaneo di questa pietra anche in alcune cantine costruite sempre nel sud della Francia da Gilles Perraudin alla fine degli anni Novanta. Con la stone winery di Domaines Ott prosegue l’incontro dei sensi tra l’aspetto tattile della pietra – i visitatori possono misurarsi con la scala umana dei blocchi, abbastanza vicini da poter essere toccati – e l’esperienza gustativa del vino.

Committente: Les Domaines Ott
Progetto: Carl Fredrik Svenstedt Architect
Collaboratori: Tae in Kim, Camille Jacoulet, Thomas Carpentier, Clément Niau
Strutture: Beccamel Mallard, Ingénérie 84
Landscape architects: Christophe Ponceau ,Mélanie Drevet
Realizzazione: 2017

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