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Backstage: Sharawaggi

Gli eleganti allestimenti e le luci calibrate che fanno da sfondo al frenetico via vai dei visitatori di una mostra non sono che il punto di arrivo di un percorso che, nel caso dell’architettura di pietra, parte addirittura dai grandi massi estratti in cava.

La fase delle lavorazioni rappresenta il fondamentale presupposto che, attraverso il dialogo tra progettisti e aziende, dà luogo alla riuscita di ogni installazione artistica. Un insolito backstage ci consente di svelare le tappe di questo percorso nel caso dell’installazione firmata da Cino Zucchi per Marmomac 2019, nell’ambito della mostra Giardini di pietra.

protagonisti: il progettista

È un gradito ritorno, quello dell’architetto milanese Cino Zucchi, già altre volte protagonista delle iniziative culturali che rappresentano il cuore della rassegna veronese. Lo ricordiamo nel 2009 tra i vincitori della XI edizione del Premio Internazionale Architettura di Pietra grazie all’edificio nell’area del Portello a Milano, e nel 2015 come membro della Giuria della XIV edizione del Premio, ma anche come progettista di New Karnak, un cuneo lapideo sghembo attraversato da gradini in Pietra di Vicenza Bianco Avorio realizzato per la mostra Lithic Vertigo. Per Marmomac 2019, il “bosco di stalagmiti” disegnato da CZA, intitolato Sharawaggi, deriva dalla variazione proporzionale di un elemento a forma di clessidra, ripetuto più volte e sovrapposto a formare delle colonne-totem potenzialmente infinite.

protagonisti: l'azienda

L’apporto della ditta Franco Umberto Marmi non si è risolto nella messa in opera dei puri aspetti realizzativi. Come afferma lo stesso Zucchi, “oggi abbiamo tecnologie sempre più sofisticate per trasformare i materiali, che perfezionano il rapporto tra cosa possiamo fare con i materiali e le resistenze degli stessi. Gli architetti e i designer lavorano in tandem con le aziende, perché ogni innovazione tecnologica cerca una forma propria e gli architetti cercano sempre di sperimentare nuove forme. Il taglio a controllo numerico permette oggi di arrivare con una precisione mai vista alla attualizzazione di forme derivanti quasi dalla geometria pura, però poi questa resistenza tecnica è ciò che tira fuori dalla pietra, ancora, la sua essenza”.

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